The 700 years old celebration of the iconic Divine Comedy
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“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva
oscura,
ché la diritta via era smarrita…”
(“Inferno”, Canto I)
“[…] Caron, non ti crucciare:
Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non
dimandare…”
“Quando leggemmo il disïato riso esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu ‘l libro e chi lo
scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante.”
“Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì
forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona…”
(“Inferno”, Canto V)
“Non era via da vestito di
cappa, ché noi a pena, ei
lieve e io sospinto, potavam
sù montar di chiappa in
chiappa.
E se non fosse che da quel
precinto più che da l'altro
era la costa corta, non so di
lui, ma io sarei ben vinto.
Ma perché Malebolge inver'
la porta del bassissimo
pozzo tutta pende, lo sito di
ciascuna valle porta
che l'una costa surge e
l'altra scende...”
“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran
tempesta, non donna di province, ma bordello!”
(“Purgatorio”, Canto VI)
“Io era già da quell' ombre partito,
e seguitava l'orme del mio duca,
quando di retro a me, drizzando 'l dito”
(“Purgatorio”, Canto V)
“Che potea io ridir, se non "Io vegno"?
Dissilo, alquanto del color consperso che fa l'uom di perdon talvolta
degno.”
(“Purgatorio”, Canto V)
“La gloria di colui che tutto move per l’universo penetra, e risplende
in una parte più e meno altrove…”
(“Paradiso”, Canto I)
“Ché dentro a li occhi suoi ardeva un riso tal, ch’io pensai co’ miei
toccar lo fondo de la mia gloria e del mio paradiso…”
(“Paradiso”, Canto XV)
“A l’alta fantasia qui mancò possa; ma già volgeva il mio disio e ‘l
velle, sì come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il sole e l’altre stelle.”